Area Archeologica “Li Castelli”
Categoria: Monumento
Prezzo: Gratis
Accompagnatore: si
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Contrada Li Castelli
L’Area Archeologica “Li Castelli” è sita nella zona a est di San Pancrazio Salentino, in contrada Li Castelli. La ricerca archeologica ha portato all’individuazione di un villaggio a capanne dell’età del Ferro (VIII-VI) che, a partire dalla fine del VI sec. a.C., è stato sostituito da un insediamento accentrato con abitazioni a più ambienti. Alla fine del IV sec. a.C. un forte processo di urbanizzazione ha determinato la nascita di un centro fortificato di notevoli dimensioni. Resti delle strutture difensive sono identificabili nei blocchi di pietra calcarea di grosse dimensioni rinvenuti in un’area a sud della ferrovia. Alla fine del I sec. d.C. il sito è stato gradualmente abbandonato e utilizzato dai Romani sia come campo di sosta sia come avamposto per le truppe che si spostavano da Brindisi alla costa ionica.
Nel sito Li Castelli Fra gli oggetti più antichi è inclusa un’accetta in bronzo dell’Età del Ferro e alcuni articoli fasciati, una “trozzella” e un frammento di calice con delle figure nere, tutte datate dal periodo Arcaico-classico. Fra i più recenti manufatti ci sono una lampada ad olio della tarda Repubblica e alcune monete del II e III secolo d.c. L’intenso interesse di Taurino nella contrada Castelli fu subito seguito da un intervento accademico.
Nel 1967, C. Pagliara visitò la contrada e la vicina Masseria Leandro e arrivò a conclusioni simili a quelle di Taurino. Secondo il parere di Pagliara, infatti, la recente profonda aratura aveva cancellato tracce di muri e cose ancora visibili fino a pochi anni prima. Soprattutto egli fu informato dell’esistenza di un mercato nero internazionale che ha assorbito il contenuto di dozzine di tombe ed altre scoperte del luogo, in particolare monete delle colonie greche; generalmente datate tra il IV e il VI secolo a.c. Queste date coincidono con quelle delle ceramiche che Pagliara ha raccolto dalla superficie durante la sua visita. Alcune di queste appartengono al contesto di una delle due tombe scavate dai tombaroli poco tempo prima della sua visita. Di queste, di particolare interesse è un calice Italiota in vernicenera, sulla base del quale è inciso un nome greco maschile in genitivo da sinistra a destra in alfabeto greco arcaico, cioè ARISTELES in trascrizione- Il recipiente e il suo proprietario sono riconosciuti da Pagliara come un elemento estraneo in un contesto del tutto diverso. Quest’ultimo è testimoniato non solo dal tipo di ceramica ma anche da un’altre iscrizione sull’orlo di un largo bacile (limmu) di pietra trovato nella zona Castelli nello stesso periodo. E’ in scritto Messapico risalente al V sec. a.c. e si legge in trascrizione >THAZAMASXI<.Ancora altre scoperte casuali dalla zona Castelli sono riportati negli anni ’70; in particolare frammenti di due recipienti Attici, raffiguranti una brocca rossa e un bicchiere raffigurante una campana rossa; semplici ceramiche in vernice nera risalenti dal III al V sec. a.c.; diversi pesi da telaio incisi, una dracma d’argento tarantina risalente al 281 – 272 a.c. e frammenti di un capitello Dorico.
Fonte:
Nel 1967, C. Pagliara visitò la contrada e la vicina Masseria Leandro e arrivò a conclusioni simili a quelle di Taurino. Secondo il parere di Pagliara, infatti, la recente profonda aratura aveva cancellato tracce di muri e cose ancora visibili fino a pochi anni prima. Soprattutto egli fu informato dell’esistenza di un mercato nero internazionale che ha assorbito il contenuto di dozzine di tombe ed altre scoperte del luogo, in particolare monete delle colonie greche; generalmente datate tra il IV e il VI secolo a.c. Queste date coincidono con quelle delle ceramiche che Pagliara ha raccolto dalla superficie durante la sua visita. Alcune di queste appartengono al contesto di una delle due tombe scavate dai tombaroli poco tempo prima della sua visita. Di queste, di particolare interesse è un calice Italiota in vernicenera, sulla base del quale è inciso un nome greco maschile in genitivo da sinistra a destra in alfabeto greco arcaico, cioè ARISTELES in trascrizione- Il recipiente e il suo proprietario sono riconosciuti da Pagliara come un elemento estraneo in un contesto del tutto diverso. Quest’ultimo è testimoniato non solo dal tipo di ceramica ma anche da un’altre iscrizione sull’orlo di un largo bacile (limmu) di pietra trovato nella zona Castelli nello stesso periodo. E’ in scritto Messapico risalente al V sec. a.c. e si legge in trascrizione >THAZAMASXI<.Ancora altre scoperte casuali dalla zona Castelli sono riportati negli anni ’70; in particolare frammenti di due recipienti Attici, raffiguranti una brocca rossa e un bicchiere raffigurante una campana rossa; semplici ceramiche in vernice nera risalenti dal III al V sec. a.c.; diversi pesi da telaio incisi, una dracma d’argento tarantina risalente al 281 – 272 a.c. e frammenti di un capitello Dorico.
Fonte:
sito del Comune di San Pancrazio Salentino – www.sps.br.it