Il
17
Marzo
- piazza pompilio faggiano, brindisi
Mercoledì 17 Marzo, a partire dalle ore 16.00, prenderà il via la tradizionale “Taula di San Giuseppe” nel Comune di San Donaci.
Dalla chiesa di San Luigi, sita in piazza Aldo Moro partirà la processione che si diramerà per le vie del paese per poi convogliare in Piazza Pompilio Faggiano dove verranno allestite le famose tavolate, imbandite con succulenti pietanze della tradizione messapica. Quest’anno la gestione della tavola di San Giuseppe è stata curata dalla casa di riposo “Saverio Vita”.
Il sacerdote procederà alla benedizione del pane che poi verrà distribuito ai presenti e aprirà il banchetto del convivio.
Di seguito una breve descrizione della tradizione.
L’origine della “Taula” risale al XVI secolo, quando il Casale di San Marzano di San Giuseppe, in provincia di Taranto, fu invaso dagli Albanesi, fuggiti dalla loro patria occupata dai Turchi. Gli abitanti di San Marzano, in onore del loro patrono, San Giuseppe, che era stato anch’egli perseguitato ed esule in Egitto, prepararono e portarono in piazza cibi in abbondanza per sfamare quella povera gente. Al centro della tavola vi erano tre persone che rappresentavano la Sacra Famiglia.
Col passare degli anni le famiglie di San Marzano si spostarono a San Donaci per motivi di lavoro e vi introdussero la tradizione della “Taula”, che fu mantenuta anche durante le due guerre mondiali.
I sandonacesi, nonostante le ristrettezze economiche di quel periodo, mettevano in comune ciò che possedevano in segno di solidarietà e di continuità della tradizione, portavano tutto in piazza e, dopo la benedizione da parte del parroco, si dava inizio alla consumazione dei cibi.
In particolare, a San Donaci, la tradizione si rinnova di anno in anno, ispirando sempre fascino e attrazione, oltre che devozione. Per ricordare questo evento, infatti, da allora, la comunità parrocchiale, ogni anno, prima della festa, per nove giorni consecutivi, prega e medita sulla vita di San Giuseppe, sia per rammentare le virtù del padre putativo di Gesù, che dovrebbe essere il modello per tutti i genitori, sia per chiedere grazie e conversione. Il 19 Marzo, giorno in cui ricorre la festa del Santo, il popolo sandonacese, oltre a partecipare con devozione alla celebrazione dell’Eucaristia, affolla la piazza nel momento in cui si benedice la “Taula”. Si tratta di una tavola imbandita da una o più famiglie devote, o dai gruppi parrocchiali, che preparano cibi stabiliti, perché tramandati dalla tradizione. Si noti che sulla Tavola di San Giuseppe, che cade sempre nel tempo della Quaresima, non si trovi in alcun modo la presenza di carni e di derivati (tipo latticini); i cibi vengono conditi solo ed esclusivamente con i prodotti della terra e del mare. La tavola viene preparata la sera prima della festa del Santo, in quanto, già dal mattino, dopo la prima messa, il popolo e le scolaresche vengono a visitare nel luogo preparato la “Taula”. Per questo si rende pubblico il luogo dove verrà preparata, così che la gente ne sia al corrente e venga a visitarla.
La tavola è apparecchiata per tre persone, che rappresentano la Sacra Famiglia (Gesù, Giuseppe e Maria). Le pietanze sono:
- “pampasciuli” (cipollette col fiocco) lessi, conditi con aceto e ornati di una foglia di menta su ognuno;
- ceci conditi il pepe nero;
- purè di fave condito con un filo d’olio di oliva crudo e alici;
- cavolfiore intero lesso, condito con un miscuglio di pangrattato, olio, aceto, aglio, menta e prezzemolo tritati;
- cavatelli lunghi, fatti in casa, conditi con il miele e la mollica del pane fritta;
- “gnocchi” fatti in casa, tipo rosmarini, conditi con i mitili e prezzemolo;
- “laiane” fatte in casa, tipo pappardelle, condite con baccalà;
- dentice crudo guarnito con prezzemolo e limone;
- “pittule” (frittelle di pasta lievitata);
- “cartiddrate” (sfoglia di pasta, fritta e condita con il miele);
- frutta: uva, melone, carciofi, fichi d’India;
- tre pezzi di pane a forma di ciambella;
- tre bottiglie di vino (rosso, rosato e bianco);
Al centro dei tre pezzi di pane vi sono un’arancia e un mazzo di gelsomini di tre colori diversi, e precisamente di colore rosa, viola e bianco, che simboleggiano rispettivamente la nascita, la passione e morte, la resurrezione di Gesù, o ancora Maria (rosa), Giuseppe (viola) e Gesù (bianco); in più, al centro del pane destinato a colui che impersona Gesù Bambino, vengono posti tre chiodi, il martello e la scala, simboli della passione.
Il rito religioso si svolge in modo singolare: il sacerdote, accompagnato dalle autorità civili, insieme a coloro che rappresentano la Sacra Famiglia (vestiti con i costumi tipici della Palestina del periodo in cui visse Gesù), in processione, con la statua di San Giuseppe, raggiungono il luogo dove è stata imbandita la tavola. Giunti sul posto, trovano, però, la porta chiusa; San Giuseppe, con il suo bastone, bussa per ben tre volte prima che qualcuno dall’interno chieda chi è. San Giuseppe risponde: “Gesù, Giuseppe e Maria”; si spalancano, allora, le porte e il padrone di casa, in segno di felicità e di ospitalità, esclama: “Oh, che gioia! Oh, che allegria! Gesù, Giuseppe e Maria a casa mia!”.
Le autorità religiose e civili entrano tra gli applausi dei presenti e, dopo un breve saluto e i ringraziamenti alla famiglia per tutto ciò che ha preparato, la processione si avvia verso la Chiesa, portando al seguito la tavola con le vivande. Raggiunta la piazza, la tavola viene sistemata su un palco, precedentemente allestito ed addobbato.
Il sacerdote benedice il cibo, il sindaco saluta la cittadinanza con un breve discorso e, subito dopo, i personaggi che rappresentano la Sacra Famiglia assaggiano qualcosa di ciò che è stato preparato; tutto il resto verrà portato ai poveri. Anche alla gente che affolla la piazza e che ha assistito alla cerimonia vengono offerte frittelle, pizzette e dolci preparati da altre famiglie della comunità in segno di condivisione.